Svetonio nella sua “Vita dei dodici Cesari” racconta che Ottaviano, il futuro imperatore Augusto, di ritorno dalla battaglia di Azio si fermò a Capri.
Qui si imbatté in un vecchio leccio ormai morente, che al suo arrivo d’improvviso riprese straordinariamente vigore.
L’evento fu considerato dal futuro “princeps” di buon auspicio ed egli decise di stabilire sull’isola una residenza permanente in cui soggiornare per allietare lo spirito nelle occasioni in cui si fosse trovato lontano da Roma.
In realtà Augusto tornò spesso nell’isola che amò appassionatamente per tutta la sua vita e volle accorpare Capri al territorio di Roma sottraendola a Napoli, compensata con la cessione di Ischia.
Sembra che egli usasse chiamare la città Apragopolis, cioè “città del dolce far niente”, soprannome poi esteso all’intera isola.
Tiberio, suo successore, a Capri addirittura visse quasi ininterrottamente gli ultimi dieci anni della sua vita e sull’isola fece erigere numerose ville sontuose.
Oggi le rovine di Villa Jovis, la più grande di tutte, sita sulla vetta del Monte che a Tiberio stesso deve il nome, sono visitabili e costituiscono una delle tante attrazioni turistiche del luogo.
L’attrazione più famosa di Capri, tuttavia, nulla ha a che fare con la storia romana e si trova nel versante nord-occidentale dell’isola.
Si tratta della celebre Grotta Azzurra.
Si pensa che la essa fosse in epoca romana un ninfeo, ovvero un tempio dedicato ad una ninfa.
Sul fondo della grotta, infatti, sono state ritrovate alcune sculture di epoca romana.
Per molti secoli venne dimenticata e persino temuta perché le leggende locali la immaginavano come luogo infestato dagli spiriti e dai diavoli.
La sorte della Grotta Azzurra mutò quando il 18 Aprile 1826 fu “riscoperta” dal poeta tedesco August Kopisch e dall’amico pittore Ernst Fries, accompagnati dal pescatore locale Angelo Ferraro e dal notaio Giuseppe Pagano.
Si tratta di una cavità carsica, larga 25 metri e lunga circa 60; l’altezza media è pari a 7 metri, aumentando fino a 14 nelle zone interne.
L’ingresso è una fenditura nella roccia parzialmente sommersa dall’acqua e, se il mare è calmo, si trova ad appena un metro sopra livello del mare.
Per entrare, quindi, bisogna stendersi sul fondo di una barca a remi, condotta da un barcaiolo esperto, il quale si avvale di una catena attaccata all’ingresso che utilizza per far scorrere l’imbarcazione attraverso il piccolo arco.
All’interno ci si ritrova a galleggiare sull’ acqua più azzurra che abbiate mai visto. Il colore blu è incredibilmente limpido e si spande riflettendosi sugli scogli in alto creando giochi di luce straordinari.
Il fenomeno è dovuto alla rifrazione della luce solare che attraversando la porzione immersa della soglia della grotta perde per assorbimento tutto il rosso esaltando per conseguenza i colori blu che invece riescono a passare.
Lo spettacolo, unico, attira ogni anno turisti da tutto il mondo e ha meritato alla grotta il soprannome di “Duomo Azzurro”.