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Museo del 900 visto dal Duomo di Milano

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La città di Milano è stata nel XX secolo culla di molti tra i più significativi movimenti artistici italiani e internazionali, tanto che la città ha deciso di omaggiare sé stessa e l’arte del secolo scorso con un museo dedicato.

Il “giovane” museo del 900 è stato inaugurato del dicembre 2010 e ha sede principalmente nel palazzo dell’Arengario ed in parte nell’adiacente Palazzo Reale, collegato al primo edificio tramite una passerella sospesa.

Una rampa a spirale dal livello della metropolitana permette di raggiungere la terrazza panoramica con vista assai ravvicinata sul Duomo, dato che ci si trova affacciati sulla celebre piazza omonima.

L’esposizione comprende una selezione di circa 400 opere, tra le oltre 4000 di proprietà del museo, che sono il frutto di anni di acquisizioni, molte frutto di donazioni di collezionisti milanesi e non solo.

Ad accogliere il visitatore, nella prima sala del museo, liberamente e gratuitamente accessibile, lungo la rampa elicoidale, è il celeberrimo “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo, uno delle opere giustamente considerata tra le più iconiche del 900.

È il 1902, anno della prima esposizione del “Quarto Stato”, e da qui il percorso segue un criterio cronologico.

Si inizia con le Avanguardie Internazionali, con dipinti d’inizio secolo di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Klee, Vasilij Kandinskij e Amedeo Modigliani.

Si prosegue con il Futurismo, rappresentato da opere di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Fortunato Depero, Gino Severini, Carlo Carrà, Ardengo Soffici.

Poi gli anni Venti e Trenta, tra Novecento e Astrattismo, con Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Arturo Martini e Fausto Melotti.

A Marino Marini il museo riserva uno spazio proprio, per fornire uno sguardo più ampio sulla multiforme produzione dell’artista pistoiese.

Al terzo piano si trova una sala dedicata alle opere informali di artisti italiani quali Alberto Burri, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli, Tancredi, Carla Accardi, Osvaldo Licini.

Per gli anni Cinquanta e Sessanta non poteva mancare Piero Manzoni, artista che a Milano crebbe e operò per gran arte della sua breve vita.

L’ultimo piano dell’Arengario è occupato per intero dalla sala dedicata al lavoro di Lucio Fontana ed include il soffitto realizzato dall’artista nel 1956 per l’Hotel del Golfo dell’Isola d’Elba, i Concetti spaziali degli anni Cinquanta ed il Neon di proprietà della Fondazione Fontana.

Per accedere alla sezione finale del museo il visitatore deve attraversare la passerella sospesa, che collega Palazzo Arengario a Palazzo Reale.

Qui, al secondo piano di Palazzo Reale, viene affrontato il periodo compreso tra anni Sessanta e i primi anni Ottanta; si va dall’Arte Cinetica e Programmata ai dipinti analitici, con esempi di arte pop e concettuale.

Dopo la sala dedicata a Luciano Fabro il percorso si avvia alla conclusione con esempi di installazioni di artisti quali Kounellis, Eliseo Mattiacci e Amalia Del Ponte.

Si chiude infine con Mimmo Paladino, Nunzio Di Stefano, Paolo Icaro, Giuseppe Spagnulo e Alighiero Boetti.

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